Do not confuse love and live.If you do so the universe will implode and it'll all be your fault.


About us

La consapevolezza è attenzione cosciente al momento presente; avviene nel qui ed ora; è l'osservazione di quel che succede proprio adesso, in questo preciso istante.

 
Sta sempre nel presente, perpetuamente sulla cresta dell'onda fugace del tempo che passa. Se ti ricordi della maestra delle elementari, allora quello è ricordo; quando ti rendi conto che stai ricordando la maestra delle elementari, quella è consapevolezza; e quando concettualizzi il processo e dici tra te e te: «Oh, sto ricordando», quello è pensiero.
 
 
(Henepola Gunaratana - © copyleft perle.risveglio.net)

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Indecisa tra il desiderio del terzo caffè e la sensazione che sarebbe meglio un bicchiere d’acqua, lascio che mi torni il sorriso ripensando a ieri sera: Riva del Garda, umidità, il Tom Tom che sbaglia a trovare l’albergo, quindi parcheggiamo e ci mettiamo a cercare di ricalcolare il percorso. Finché la voglia di scuotere l’aggeggio e sbatterlo per terra ci suggerisce che è meglio partire alla volta della biblioteca. A 100 metri ecco l’albergo che ci saluta, stava lì da sempre, proprio a lato dei nostri occhi, che guardavano ostinatamente altrove.

Ormai è tardi, sono già andati tutti via… l’albergo è bellissimo, da amanti clandestini ricchi e spensierati, o per la serie se devo piangere voglio farlo in limousine stringendo pateticamente una collana di diamanti ed abbracciata ad una valigia Vuitton.

Notiamo la forma neoclassica della piscina: io mi ci butterei anche se è inverno e notte. Chiamo un’amica architetto e le faccio disegnare un sole e delle foglie verdi e fiori bianchi sui rami di quelle camelie, apriamo un ombrellone. A me mi disegni, per favore, con 10 chili in meno e di profilo così sembro ancora più magra?

Risaliamo in macchina: questa volta Tom è spento e la strada ce l’ha spiegata Stefania nella Hall dell’albergo.

Doppio giro di rotonda nell’incertezza di aver imboccato la ZTL, poi non è che mi portano via la macchina e come ci torniamo a Trento, 40 Km a piedi, con i tacchi? Quindi torniamo indietro fino a dove si può.

Sono le 20 e 20 e siamo digiune. La città è deserta, i bar chiusi. Se fossimo arrivate in tempo in albergo c’era il buffet. Non siamo arrivate in tempo. Ricordo che c’è una pizzeria a taglio, ma ne vedo la serranda abbassata. A R**** viene un’idea migliore. Io e A***** siamo d’accordo. Accanto alla biblioteca c’è una pizzeria: entriamo e R***** spiega che anche se possiamo sembrare pazze il fatto è che abbiamo pochissimo tempo e ci serve una pizza tagliata a spicchi da portare via, subito. La titolare ha uno sguardo fisso che dovrebbe farci preoccupare, ma noi incuranti forniamo ulteriori dettagli: magari una focaccia, o una pizza coperta, che si tiene meglio in mano e non ci sporchiamo, ma non alta come un calzone. Ha capito? La titolare bisbiglia: un panino? Noi scuotiamo la testa: non abbiamo chiesto un panino, vogliamo una pizza. Mi sto innervosendo: R*****semplifica: una margherita, magari una pioggia, eh? La potete tagliare a spicchi, sì? Nel mentre arriva il pizzaiolo e la titolare insiste: sai fare un panino, che non è un calzone? L’orgoglio pizzaiolo lo spinge a balbettare qualcosa come: cosa essere panino? Panino, pizza, pizza, panino, panipizza, pizzapani…cazz….Noi in coro: Margherita, meglio pioggia, tagliata a spicchi. Sì, sì, annuiamo con la testa e ci sorridiamo, ci autoconvinciamo che tutto andrà bene e ce la faremo. Anche a non ridere.

Io serissima ordino tre birre, e sventolo 20 euro perché pago pure la pizza. Brindiamo a noi, alla fortuna, (in mente, ripeto il solito mantra sessoscritturaeamoremagarisoldi).

Ecco la pizza, la fissiamo in silenzio per un momento. È pure carina con tutti quegli spicchietti ordinati: si vede che abbiamo fame e magari il primo sorso di birra, lungo quanto il bicchiere, a stomaco vuoto avrà pur il suo effetto. Ci offrono tovaglioli blu, il mio colore porta fortuna: lo stesso arriviamo in ritardo in biblioteca.

Ma ecco l’applauso, che non so se era per me ma me lo becco lo stesso, scusate il ritardo, sì sono io la vincitrice di LAMA FORCHETTA E TRAMA 2007, adesso mi siedo e non do più fastidio, ma tutti sorridono e allora lo faccio anche io e vado a sedermi in prima fila.

Ma le mie amiche sono rimaste indietro, allora vado a prenderle, le voglio accanto a me, che stiano comode.

Così saluto Federica Fanizza la direttrice della Biblioteca di Riva del Garda, che mi chiamava AnnaChiara e adesso non lo fa più. Mi ispira simpatia a vederla di persona e quando leggeranno il mio racconto mi farà cenno di alzarmi in piedi, ma io mi vergogno ancora un poco e stanno guardando tutti proprio me e il mio racconto letto a più voci mi sembrava più bello e potente, quasi non lo avessi scritto io ma solo conosciuto e poi devo ancor capire cosa significa tutto questo nella mia vita e poi mancano 44 giorni al mio 45 compleanno ed ho tre figlie, potrò davvero sentirmi così felice e sorridere incosciente come un’adolescente robusta e bionda?